eupj

Pesach Blog 5781 / Aprile 2021

Pesach:  Matzot…Libertà…Un sacrificio presso l'antico tempio. Tutto ciò fà parte di questa antica festa che celebriamo questa settimana.

L'ebraismo che oggi conosciamo si è sviluppato nel corso di migliaia di anni. Durante questi millenni l’ebraismo è cresciuto e si è evoluto. Per mantenere il suo carattere vibrante, i nostri maestri e commentatori sono stati disposti ad includere una varietà di racconti all'interno della narrativa principale che conosciamo come l'ebraismo che oggi pratichiamo.

Un esempio di come l’ebraismo includa diverse origini storiche che formano un tutt'uno si può trovare nella varietà di nomi per il Chag, la festa a cui diamo il nome di Pesach.  Nella nostra tradizione quest'ultima possiede quattro nomi diversi:

1.      Il primo nome, e quello con cui siamo maggiormente familiari, è Chag HaPesach – la festa di Pesach.  Questo nome viene associate al racconto biblico della decima piaga, per la quale Dio passò oltre le case degli israeliti. Si riferisce anche all’offerta sacrificale portata all'antico tempio a Gerusalemme. Una parola, Pesach, si riferisce in realtà a due eventi diversi- a Dio che passa oltre le case degli israeliti e al sacrificio presso l’antico tempio- entrambi ebbero luogo a centinaia se non a migliaia d'anni di distanza fra di loro.

2.     Il secondo nome, che non dovrebbe sorprendere, è Chag HaMatzot – la festa del pane azzimo.  Questo nome deriva dalla storia presente nella Torah in cui gli ebrei lasciarono l'Egitto con tale fretta da non avere il tempo di far lievitare il pane. Questo nome rispecchia il ruolo centrale della Matzah durante il santo giorno di Pesach.

3.     Il terzo nome è Chag HaAviv –la festa della primavera.  Questo nome rispecchia il significato stagionale di Pesach, che è evidente nelle verdure e dell'uovo che troviamo sul piatto del Seder, rappresentativo della primavera come momento di rinascita.

4.     Infine, abbiamo il nome Z’man Cheiruteinu – la stagione della libertà.  Questo nome si riferisce alla liberazione dalla schiavitù che è al centro della storia di Pesach.

Ognuno di questi nomi compare nel nostro Seder di oggi. Nel corso delle generazioni, la nostra tradizione ha incluso diversi aspetti di ognuno di questi nomi nel giorno sacro che attualmente festeggiamo. Ed ognuno di questi nomi ci insegna qualcosa su come dovremmo vivere Pesach nelle nostre vite.

Il primo nome, Chag HaPesach – la festa di Pesach, in cui Dio passò oltre le case degli schiavi ebrei, conducendoli successivamente alla libertà, ci ricorda che questa storia riguarda il concetto del fare il primo passo, di essere disposti ad abbandonare le catene della schiavitù per dirigersi verso l’ignoto. Non è un passo facile da compiere. Richiede coraggio…il coraggio di lasciarsi indietro ciò che si conosce, il confortevole, e dirigersi verso un futuro tutto da scoprire. Gli ebrei che lasciarono l'Egitto si diressero verso il deserto del Sinai in un viaggio che durò 40 anni.  Non solo furono testimoni ai miracoli di Dio, ma soffrirono grandi pene. Festeggiamo il loro coraggio e prendiamoli come esempio, ricordandoci che dovremmo emulare il loro coraggio nel fare i primi passi verso il futuro.

 Il secondo nome, Chag HaMatzot – la festa del pane azzimo, richiama il comandamento di evitare qualsiasi tipo di Chametz durante questo giorno sacro. Il semplice atto di consumare Matzah viene considerato un comandamento spirituale. Dovremmo evitare qualsiasi tipo di cibo lievitato, ricordandoci che un ego spropositato e gonfiato può schiavizzare l'anima più di una prigione vera e propria. La natura piatta della Matzah che mangiamo per un’intera settimana ci ricorda che l'umiltà è il nostro obiettivo ultimo.

Il terzo nome, Chag HaAviv – la festa della primavera, ci insegna che noi ebrei siamo degli eterni ottimisti. La primavera, coi suoi fiori ed alberi che ci circondano insieme ai prati verdi e al calore del sole, ci ricorda che in seguito ad un inverno scuro e minaccioso vi sarà una rinascita. Con questa rinascita giunge anche la speranza per un futuro migliore, per un mondo nuovo e puro.

Infine, abbiamo il nome Z’man Cheiruteinu – la stagione della libertà.  Questo nome ci ricorda che Pesach contiene in sé la promessa di una liberazione finale per tutti i popoli. In ebraico, l’Egitto viene detto Mitzrayim – il luogo stretto. Durante il nostro pasto Seder, manteniamo la speranza che noi stessi, e tutti i popoli, possano fuggire dal loro luogo stretto. Speriamo in un mondo in cui si realizzi il sogno della libertà. Un mondo in cui tutti i popoli potranno conoscere la liberazione da qualsiasi forma di schiavitù.

La varietà di nomi evidenzia l'evoluzione di Pesach nel corso dei secoli.  Una Chag – una festa…quattro nomi.  I nomi ci insegnano che dobbiamo essere disposti a fare il primo passo. I nomi ci insegnano che dobbiamo sopprimere il nostro ego. I nomi ci insegnano che vi è speranza per un futuro migliore. Ed i nomi ci insegnano che la liberazione non è ancora finita, non per noi in quanto individui e non per il resto del mondo. La storia del viaggio dei nostri antenati israeliti dalla liberazione alla libertà, che noi, da popolo libero, raccontiamo al tavolo del Seder, ci ricorda che, anche se la libertà non è ancora una realtà, rimane il nostro obiettivo ultimo. 

Shabbat Shalom

Rabbi Donald Goor