Parasha della settimana: Devarim 24 luglio 2020

Il Febbraio scorso, prima che il Corona virus cambiasse le nostre vite e ci venisse detto di indossare maschere, di mantenere la distanza sociale, di lavare le mani più volte al giorno, e finissimo per acquistare grandi quantità di spray anti-virus, gel per le mani etc, ero negli Stati Uniti. Mi stavo esibendo nel mio one man show “Shards” per le sinagoghe Reform in Florida, Texas, e presso il Rodeph Sholom a New York.

Trovandomi casualmente a Manhattan, cerco di vedere dei musical a Broadway. Non vi è nulla di più di magico che entare in un teatro, cercare il proprio posto, accomodarsi, attendere che luci si abbassino, che cominic la ouverture, che si accendano i fari del palco, e che giungano gli attori. Non vi è nulla come il teatro: ogni esibizione è leggermente diversa, e c’é un’elettricità nell’aria che non può essere riprodotta in nessun’altra forma artistica.

L’ultimo spettacolo che vidi a Broadway fu l’esilarante “Hadestown”, (e quando i teatri riapriranno, e lo faranno, segnatevi questo nome), sono sicuro che arriverà anche in Italia. La trama è una reinterpretazione moderna della storia di Orfeo ed Euridice. Se avete presente questo mito greco vi ricorderete che Euridice finì negli Inferi e solo Orfeo poteva riportarla sulla terra, alla condizione che, durante il loro viaggio di ritorno dagli Inferi, Orfeo non si voltasse mai indietro per assicurarsi che Euridice lo stesse seguendo. Ma come spesso accade nei miti, lui si voltò e la sua amata ritornò per sempre negli Inferi.

Quindi, vi starete chiedendo, cosa ha a che fare questa storia con la porzione di Torah di questa settimana: Devarim (Deuteronomio)? Il Deuteronomio, nel quinto libro della Torah, non solo è il libro conclusivo dei cinque libri di Mosé, ma è anche un riassunto delle storie precedenti. Quando arriviamo al Deuteronomio sappiamo che stiamo giungendo alla fine di un ciclo annuale nella nostra lettura di Torah. Nel Deuteronomio incontreremo Mosè che ripeterà più volte agli Israeliti di obbedire Dio, di non abbandonare la strada che Dio ha creato per loro, di ricordare dove erano stati, di ricordare il loro viaggio e di non dimenticare che furono schiavi in Egitto. E poi, negli ultimi versi del libro, leggiamo della incombente morte di Mosè.

Sapendo che la sua morte è vicina, Mosè benedice gli Israeliti. Il suo tono cambia da genitore spesso arrabbiato a quello di padre amorevole e benedice tutte le tribù di Israele, offrendo loro un ricordo del passato e speranza per il futuro. In seguito a questo Mosè ascende presso il monte Nebo e muore.

Quindi, vi starete ancora chiedendo, quale è il nesso tra questo ed il musical, “Hadestown”. Alla conclusione di “Hadestown” il narratore si rivolge al pubblico e canta:

E’ una vecchia canzone...è una vecchia storia di anni fa...

E’ una vecchia canzone - e finisce così…

Questa canzone fu scritta tempo fa – e fa così.

E’ una canzone triste - una tragedia …

Ma la cantiamo lo stesso…

Perché il punto è sapere come finisce e cominciare a cantarla di nuovo lo stesso

Queste parole conclusive ci ricordano come, anche quando sappiamo come la storia finisce, la rileggiamo e la raccontiamo ancora ed ancora. Quando sentiamo del mito di Orfeo ed Euridice, speriamo che forse questa volta Orfeo non si volterà e che la coppia potrà tornare a vivere insieme. Quando leggiamo la Torah, vi è speranza che forse questa volta, giunti alla fine, invece di morire sul monte Nebo solo e vecchio, Mosè potrà raggiungere la terra promessa insieme al suo successore Giosuè.

Ma ogni volta che raccontiamo la storia Orfeo si volta, ed ogni volta che finiamo il Deuteronomio Mosè muore. Ed ogni volta, proprio come migliaia di anni fa, finito il libro di Devarim immediatamente torneremo all’inizio della Torah, ovvero alla storia della creazione.

Quindi unitevi a me nella lettura del Deuteronomio. Sappiamo già cosa succederà, ma ciò è il bello del raccontare una storia: per un breve attimo mettiamo da parte ciò che sappiamo, come se stessimo sentendola per la prima volta.

Come ci viene detto in “Hadestown”: La canteremo di nuovo…

Shabbat shalom.

Cantor Kent