Parasha – Sh'mot Esodo 1:1−6:1 - 14 gennaio 2023

Blog della URJ di questa settimana:

D'VAR TORAH BY: RABBI HILLY HABER

Creami una tomba dove vuoi,
In un umile pianura, o su una elevata collina,
Rendila una delle tombe più umili della terra,
Ma non in una terra dove gli uomini sono schiavi.
-Frances Ellen Watkins Harper (Bury Me in a Free Land)

Nel corso di 40 capitoli, il libro Esodo racconta la storia del sentiero che porta dalla schiavitù alla libertà, dalla libertà alla rivelazione. E’ una canzone di speranza che riverbera, nel corso delle generazioni, la promessa di libertà e di una trasformazione sussurrata nelle orecchie di coloro che vivono sotto il peso dell’oppressione. In Parashat Sh'mot, incontriamo il Dio dell’Esodo: un Dio che ha a cuore la vita, porta alla liberazione, e infonde nuova speranza e possibilità nel mondo. Come scrive il teologo James Cone, "Secondo la tradizione Esodo-Sinai יהוה viene rivelato come il Dio della storia, la cui rivelazione è identica al potere che Dio ha di liberare gli oppressi. Non vi è nessuna conoscenza di יהוה tranne che attraverso l’attività politica di Dio per conto dei deboli e gli impotenti della terra” (Dio Degli Oppressi). Esodo ci dice che vi è una forza al lavoro nel mondo più grande del decreto del faraone ed il messaggio di Dio è chiaro :  “Coloro che sono nati schiavi, non devono morire in schiavitù.”

Parashat Sh'mot  si apre con un resoconto della vita sotto un regime oppressivo e violento. Impariamo che gli israeliti vennero spogliati dei loro diritti e messi ai lavori forzati. Impariamo che il faraone voleva eliminare la possibilità di future vite e con essa la possibilità di un futuro per gli israeliti al di fuori dell’Egitto. La tradizione ebraica immagina che gli astrologi egiziani predissero al faraone che il liberatore degli israeliti sarebbe nato il giorno in cui nacque Mosè. Per prevenire quindi una redenzione israelita, il faraone ordinò l’annegamento di tutti i figli maschi.

 

Nel primissimo capitolo di Esodo apprendiamo che l’Egitto è un luogo di schiavitù e di disperazione, dove si conduce una vita priva di speranza e all’ombra della morte. Questo è lo sfondo in cui Dio compare nella storia.

Dio sente gli israeliti piangere di dolore e ordina a Mosè di recarsi dal faraone e richiedere la loro libertà. Quando Mosè chiede a Dio a nome di chi dovrebbe fare questa richiesta, Dio rivela un nuovo nome :  : Ehyeh-Asher-Ehyeh (Esodo 3:14). Derivante dal verbo “essere”, il nome di Dio può essere tradotto in una dichiarazione di un essere eterno e di auto - determinazione: "Io sono colui che sono” oppure "Sarò quello che sarò” . Ovadia ben Jacob Sforno, un rabbino e filosofo italiano del sedicesimo secolo, trova un’importanza teologica nel nome di Dio : “Se Dio viene nominato per la vita, allora Dio deve amare la vita e perciò deve odiare qualsiasi cosa o chiunque minaccia la vita.” Il Dio della vita, di autodeterminazione, è giunto per proteggere e salvare la vita. Quando Mosè torna in Egitto e annuncia il nome di Dio al faraone, la tradizione ebraica immagina che il faraone avesse consultato i suoi archivi, cercando invano qualcosa sul Dio di Mosè. I rabbini paragonano il faraone nella sua ricerca a qualcuno che si reca in un cimitero per trovare una persona non ancora morta. Si chiedono: "Pensi di trovare i vivi tra i morti?”

Quando Mosè annuncia la presenza di Dio in Egitto, parla di un nuovo ordine mondiale, che minaccia di capovolgere la gerarchia faraonica. In Egitto, alcune vite valgono più di altre. Il Dr. Cone indica che in Esodo si apprende che :  "La liberazione non è una proposta teorica, da discutere in un seminario filosofico o teologico. E’ una realtà storica, nata dalla lotta per la libertà in cui un popolo oppresso riconosce di non essere stato creato per essere preso, barattato, o messo all’asta.” Inerente al nome di Dio, nell’ordine mondiale di Dio, vi è una dichiarazione teologica che trova le proprie radici nella sacra dignità di ogni essere umano.

Questa etica di liberazione e di vita fa parte della nostra tradizione e dei nostri testi, comparendo e ricomparendo come fonte di una conoscenza storica e teologica nata da esperienza e memoria storiche. Per coloro che si trovano oppressi dal potere, Dio offre una visione e una speranza di una vita oltre l’Egitto, una vita in cui tutti possono prosperare, fiorire e morire liberi.